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  • Coronavirus a Napoli, così cambiano i processi: stop agli imputati in aula

    Trattazione scritta per buona parte dei processi civili, mentre nel penale si riparte con i dibattimenti con detenuti (che potranno intervenire solo in videoconferenza, come per chi è ristretto al carcere duro). Accessi con i termoscanner, massimo due persone alla volta negli ascensori, autocertificazioni per entrare in Procura, appuntamenti via mail per entrare in cancelleria. Sono le prime mosse in vista della riapertura del Tribunale di Napoli.
     Undici maggio, la dead line per la fase due, all'insegna di una sorta di processo misto, ibrido: in aula avvocati, giudici e pm; da remoto consulenti e testimoni; in videoconferenza gli imputati; nessuna presenza di pubblico, almeno per la primissima parte della fase due. Covid 2019, la ripartenza. Cambia pelle il processo. Ma proviamo a ragionare per settori, alla luce di quanto il presidente del Tribunale Elisabetta Garzo chiarisce a mo' di premessa: «Stiamo cercando di dare il massimo impulso possibile all'attività giudiziaria. Siamo pronti a rivedere orari, a fissare udienze pomeridiane per evitare assembramenti, anche se saremo costretti a valutare ogni giorno le indicazioni dell'unità di crisi regionale». Verrà preferita la trattazione scritta, un sistema rapido per portare a compimento il maggior numero di processi, limitando la presenza in Tribunale. Lì dove è possibile, dunque, le conclusioni delle parti vengono trasmesse in via telematica. Resterà invece necessaria la presenza in Tribunale delle parti per i processi legati alla sezione Lavoro (dove il tentativo di conciliazione è obbligatorio), per le cause matrimoniali (separazioni giudiziali e consensuali), mentre per gli altri settori sarà il giudice a stabilire la possibilità di procedere con la trattazione scritta. Per le nuove iscrizioni al ruolo, la prima udienza dopo il 30 giugno. Dal prossimo 11 maggio saranno celebrati soprattutto (se non esclusivamente) i processi con detenuti, che potranno essere presenti solo in videoconferenza; i detenuti ai domiciliari potranno invece recarsi presso un commissariato dove verrà allestita la postazione per la connessione in aula. Magistrati e avvocati entreranno invece nell'aula di giustizia (mantenendo il distanziamento), mentre per i consulenti e i testi è prevista la connessione da remoto. Nessun accesso ovviamente per parenti e amici di detenuti, come accadeva spesso per i processi di camorra e omicidi. Ma cosa accadrà per i processi che non hanno imputati detenuti? Saranno quasi tutti rinviati, tranne quelli a rischio prescrizione o con la presenza di parti civili. E ancora. Finisce, almeno per i prossimi mesi, l'assembramento dinanzi al giudice di pace civile che, da sessanta udienze al giorno passerà alla trattazione di cinque o sei fascicoli; ma anche per il giudice di pace penale, si prevede una riorganizzazione per evitare lunghe attese dentro o fuori l'aula di giustizia. Un processo ibrido, che attende ora la valutazione degli avvocati. Pochi giorni fa, il Consiglio dell'Ordine di Antonio Tafuri e la Camera penale di Ermanno Carnevale hanno respinto un protocollo del Tribunale di Sorveglianza, per la consultazione dei fascicoli di udienza da remoto, via monitor, tramite la connessione on line. Quanto reggerà questo nuovo modello di processo? In questi giorni, gli avvocati si preparano a partecipare a un flash mob per il prossimo 5 maggio (ore 11, ingresso Tribunale), sull'onda di un'iniziativa voluta dal penalista Edoardo Cardillo: «Il processo penale è ostaggio di una politica troppo vicina ai media, ma troppo lontana dalla realtà», si legge nel manifesto a mezzo social. E ancora: «No alla smaterializzazione del processo penale, facciamo sì che il processo rimanga nei confini costituzionali: in contraddittorio, in un reale contraddittorio, che solo la presenza fisica può garantire». In campo anche il Carcere possibile, i cui rappresentanti ricordano che lo smembramento del processo rischia di minare le basi della nostra democrazia. Apertura invece da parte dell'avvocato Fabio Foglia Manzillo: «In alcuni casi ci si può limitare alla trasmissione di un atto scritto: mi riferisco al deposito di una costituzione di parte civile o di una lista testi, all'opposizione a un'archiviazione o ad alcune trattazioni in appello, dove non è necessario recarsi fisicamente in Tribunale. In altri casi però - come interrogatori di testi o consulenti in processi per bancarotta o per omicidio -, non si può perdere neppure una sfumatura, neppure una suggestione, per occorrono strumenti tecnici che devono funzionare alla perfezione, altrimenti il giudice sarà chiamato a sospendere l'udienza». https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/coronavirus_a_napoli_processi_senza_imputati_in_aula-5184809.html

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