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  • La Cassazione dice no al proselitismo in famiglia: ''Imporre la religione e' maltrattamento''

    Fedeli a un credo religioso per scelta, mai per imposizione. Imporre, infatti, al coniuge di abbracciare una scelta di fede nella quale non si riconosce equivale a maltrattarlo anche se poi vi aderisce. Lo sottolinea la Cassazione (Sesta sezione penale, sentenza 64) occupandosi del caso di un Testimone di Geova residente a Forli' che voleva a tutti i costi che la moglie, di tutt'altro credo, aderisse alla sua scelta religiosa.
    In proposito la Suprema Corte chiarisce che "l'imposizione ad altri delle proprie convinzioni religiose" rappresenta una "condotta consapevolmente antigiuridica" ed e' a tutti gli effetti un "comportamento illecito" perseguibile in base all'art. 572 del c.p. che punisce i maltrattamenti in famiglia.
    Una vicenda, quella analizzata dalla Cassazione, sfociata poi nell'omicidio della donna. Con separato processo il coniuge aderente alla Congregazione dei Testimoni di Geova e' stato condannato anche per maltrattamenti alla consorte dalla Corte d'appello di Bologna nel maggio scorso.
    Inutilmente l'uomo ha tentato il ricorso in Cassazione relativamente all'accusa di maltrattamento sostenendo, a sua discolpa, che "la visione dei rapporti familiari interna a tale confessione e' caratterizzata da un rapporto di coppia basato sulla suprema dell'uomo" e che, in ogni caso, ne' la moglie, ne' i parenti avevano mai denunciato imposizioni "trattandosi di contesto di normalita' alla luce dell'adesione a quella visione di vita".
    Piazza Cavour ha bocciato il ricorso del marito rilevando che "l'imposizione continuativa alla moglie di condotte non condivise rendeva l'adesione al credo religioso mero motivo del comportamento illecito, irrilevante ad escludere la penale responsabilita'".
    fonte http://www.padovanews.it/index.php?option=com_content&task=view&id=65028&Itemid=101

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