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  • «Quei magistrati lavorano troppo» Avvocati in sciopero a Nola

    Accusati di lavorare troppo, di essere troppo produttivi, di rimanere troppo tempo in aula ad interrogare pentiti, ad ascoltare testimoni, a puntare l’indice contro boss e gregari dei cartelli camorristici dell’area vesuviana.

    È l’accusa che sta alla base di una clamorosa protesta della camera penale di Nola: forte dell’appoggio dei vertici nazionali dei penalisti, gli avvocati nolani hanno proclamato otto giorni di sciopero a marzo, per protestare contro il calendario sprint imposto dal Tribunale nolano.

    Quattro udienze alla settimana, lo sciopero degli avvocati, culminato in esposti e interpellanze parlamentari (ma anche al Csm e al Ministro) e con la replica di ieri mattina dei giudici. Che - ironici ma non troppo - replicano: «Siamo al paradosso, ora ci accusano di lavorare troppo, in tempi di processo breve e di crociate antifannulloni».

    Poi, più seriamente: «Questa protesta mette in pericolo i magistrati di Nola, in un contesto a rischio camorra». Uno scontro a tutti i livelli, dunque, locale e nazionale. Ma andiamo con ordine, a partire dall’ultimo atto. Da ieri in campo c’è l’Anm. Ma che succede a Nola? C’è un punto fermo: i penalisti hanno sancito otto giorni di sciopero - dall’otto al sedici marzo - per protestare contro la decisione del Tribunale di fissare quattro udienze alla settimana, per portare a termine un processo contro organizzazioni criminali locali.

    Sciopero con l’approvazione dell’Unione delle camere penali, presidente Oreste Dominioni, che viene però stigmatizzato dai giudici. Scrivono i vertici nazionali dell’Anm (Luca Palamara e Giuseppe Cascini): «Si verificano assurdi attacchi all’esercizio della giurisdizione, sia da parte della politica che degli stessi operatori del settore, che ne provocano una ulteriore delegittimazione. Stupisce come l’avvocatura non dimostri la dovuta sensibilità a tali esigenze e ufficializzi una protesta contro la magistratura nolana, colpevole di celebrare troppe udienze, cioé di compiere ogni sforzo per arrivare alla conclusione del processo in tempi ragionevoli».

    Stessa lunghezza d’onda per la giunta distrettuale Anm, guidata a Napoli dal giudice Francesco Cananzi, che ricorda invece il rischio sovraesposizione per i giudici di Nola e la decisione di alcuni imputati di rimettere provocatoriamente il mandato dei propri difensori nel corso del processo: «È assolutamente paradossale che proprio quando i magistrati garantiscono un impegno straordinario, nel rispetto delle prerogative difensive e in applicazione delle norme del codice di procedura penale, per trattare processi complessi con numerosi imputati detenuti per reati di criminalità organizzata, siano tacciati di efficientismo ed autoritarismo nel rendere giustizia, in ossequio ad un sinistro modello inquisitorio».

    La giunta di Cananzi insiste e avverte: «Le accuse dei penalisti mortificano, queste sì, il ruolo dei difensori, che ben sanno e possono far valere le legittime censure nell’ambito del processo, con gli strumenti propri della difesa tecnica, che deve restare libera da ogni condizionamento, per la dignità costituzionale della funzione difensiva. Allarma che nella delibera si faccia riferimento alle proteste di alcuni imputati detenuti, che al fine di censurare le modalità di trattazione del processo hanno ritenuto di revocare il mandato difensivo. Peraltro, i toni utilizzati nella delibera, certamente sopra le righe, amplificano il rischio di una sovraesposizione dei giudici».

    Diverse, sull’altro versante, le recriminazioni della camera penale di Nola del presidente Giuseppe Guida, che parla di grave violazione del diritto di difesa per la trattazione dei processi, oltre a chiedere un intervento del Ministero della giustizia e degli organi inquirenti: c’è l’impossibilità di svolgere il controesame di testi e pentiti, in mancanza del verbale stenotipico, poi l’impossibilità di seguire quattro udienze a settimana dello stesso processo, visti gli altri impegni professionali in agenda, ma anche la riduzione del processo penale (luogo dell’accertamento della prova) a semplice finzione giuridica.

    Protesta in corso, sciopero annunciato a colpi di esposti e denunce, in un Tribunale chiamato a verificare per la prima volta lo tzunami di accuse dei pentiti del clan Sarno, che hanno scompaginato clan di lunga durata, nella delicata fase di transizione successiva all’arresto dei fratelli Russo dopo anni di latitanza.


    fonte http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=92395&sez=NAPOLI

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