L'ex moglie ha diritto alla reversibilità della pensione del defunto marito se, prima del decesso, i due hanno stipulato un accordo per cui l'assegno determinato in sede di divorzio avrebbe continuato ad essere erogato anche dopo la morte del coniuge. Il diritto alla reversibilità sussiste anche se l'assegno è stato "sostituito" dall'usufrutto sulla casa coniugale. Lo ha ribadito la Suprema Corte nella sentenza 13108 del 28 maggio 2010, respingendo il ricorso di una donna contro l'ex moglie del suo secondo marito, cui il Tribunale aveva assegnato il 90% della pensione spettante al defunto marito. La donna, che aveva sposato l'uomo, un avvocato di Messina, pochi mesi prima che morisse, contestava il diritto della sua prima moglie ad ottenere la reversibilità della pensione. Quest'ultima in realtà aveva stipulato un accordo con l'ex compagno, in base al quale avrebbe ricevuto, a titolo di corresponsione, in un'unica soluzione, dell'assegno di divorzio, la metà dell'usufrutto della casa coniugale, un diritto reale con una durata potenzialmente superiore a quella della vita del costituente. Dal canto suo la seconda moglie sottolineava che, in seguito alla donazione della quota di usufrutto sulla casa coniugale, la donna avesse perduto la titolarità dell'assegno, e di conseguenza anche il diritto alla reversibilità della pensione. La Suprema Corte ha invece smentito la tesi della donna, affermando che "le volte in cui per accordo delle parti sia stata determinata una forma dell'assegno la cui erogazione periodica non abbia a cessare con il decesso dell'obbligato nondimeno deve ritenersi soddisfatto il requisito della previa titolarità dell'assegno di cui all'art. 5 della l. 898/1970, per l'accesso alla pensione di reversibilità o, in concorso con il superstite, alla sua ripartizione".
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