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Troppe procure sulle stesse utenze
In un anno la Direzione nazionale antimafia (Dna) ha scritto in media tre volte al giorno per segnalare alle varie Procure distrettuali che stavano indagando sugli stessi soggetti. I dati – messi nero su bianco dal sostituto procuratore Alberto Cisterna nella relazione consegnata a fine 2009 al Procuratore Piero Grasso - parlano da soli: dal 1° luglio 2008 al 30 giugno 2009 la Dna ha spedito 1.167 note alle procure della Repubblica segnalando la contestuale sovrapposizione di 2.334 provvedimenti di intercettazione.
Numeri consistenti che testimoniano la convergenza operativa e investigativa di molte indagini verso i medesimi soggetti e gruppi criminali.
Il trend è in crescita: il numero delle segnalazioni è passato dalle 896 del 2005, alle 1096 del 2006, alle 1.163 del 2007, alle 1.230 del 2008. Nell'ultimo periodo analizzato il fenomeno è esploso.
Talvolta le attività intercettative si sovrappongono casualmente (per una sola utenza); in altri casi la coincidenza dei bersagli è costante nel tempo, a conferma di un medesimo filone investigativo esplorato simultaneamente da varie procure.
La Direzione nazionale antimafia fa quel che può: ha le mani legate dalla legge e può solo confidare sulla collaborazione dei magistrati antimafia in tutta Italia. «Resta il problema – scrive infatti Cisterna - di individuare un correttivo che, al di là delle buone prassi e dell'atteggiamento cooperativo e comprensivo dei magistrati delle procure interessate, formalizzi il ruolo svolto dalla Direzione nazionale antimafia nel settore della segnalazione di doppie intercettazioni sulla medesima utenza».
Nell'ultimo periodo analizzato, a dare il buon esempio nel coordinamento sono state innanzitutto le Direzioni distrettuali antimafia del Sud, con Napoli, Catania e Catanzaro. Al Nord, invece, la situazione appare più critica. In particolare a Milano. Il sostituto procuratore nazionale antimafia Roberto Pennisi lo ha scritto anche nell'ultima relazione sul distretto della Corte di appello di Milano consegnata a Grasso. «A fronte del numero totale di 474 doppie intercettazioni dello scorso anno, di cui 367 doppie intercettazioni tra la Procura della Repubblica di Milano ed altri uffici di procura in Italia e 107 all'interno del medesimo Ufficio milanese – scrive Pennisi - nel periodo preso in considerazione il numero totale è stato di 493, di cui 370 quelle tra Milano e altri uffici e 123 quelle verificatesi all'interno della stessa Procura...Preoccupante è senz'altro l'aumento del numero delle doppie intercettazioni interne, che era già elevatissimo lo scorso anno, e nel corrente vede un ulteriore incremento che porta al 25% la percentuale sul numero complessivo. Ed il dato è ancora più allarmante se si considera che il fenomeno patologico riguarda soprattutto le indagini in tema di narcotraffico, che invece sono diminuite come numero di iscrizioni, e non invece quelle sulle associazioni mafiose che invece, come visto, sono aumentate. Invero è rarissimo, se non addirittura impossibile, che indagini di tale ultima specie possano portare a convergenze investigative all'interno del medesimo Ufficio».
Sconsolate le conclusioni di Pennisi: «È inutile ripetere, a questo punto, che sarà sempre tardivo un intervento all'interno dell'Ufficio milanese che valga a porre rimedio all'inconveniente, la cui soluzione, in realtà, non sarebbe particolarmente impegnativa, specie in un periodo storico, quale quello attuale, in cui l'eccessivo numero di intercettazioni, sia telefoniche che ambientali, allarma, a torto o a ragione, la collettività».
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-05-30/troppe-procure-stesse-utenze-160300.shtml?uuid=AY1uOauB#continue
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