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Il no dei magistrati al processo breve. L'Anm: una perdita di tempo. Alfano: state difendendo la casta
Alla fine, la polemica è degenerata. Con il ministro Angelino Alfano che ha duramente attaccato l’Anm: «Difendete la casta, a voi sta bene l’infinita durata dei processi». Commenti sopra le righe. Contrariato, il Guardasigilli, per la dura presa di posizione del presidente dell’Anm, Luca Palamara, sull’annuncio dello stesso Alfano al «Corriere della Sera»: «Ci saranno investimenti straordinari per adeguare la macchina della giustizia alle nuove esigenze del processo breve».
Palamara aveva criticato il ministro: «E’ grave e non è tollerabile che il governo perda tempo con il processo breve, che nulla ha a che vedere con l’esigenza di affrontare le vere priorità del sistema giustizia, che è al collasso». Il sermone di Palamara era proseguito: «Il governo non può non farsi carico delle reali emergenze che oggi sono rappresentate dalla corruzione, dalla criminalità organizzata, dalla situazione carceraria, dalla carenza di mezzi e risorse, dalla necessità di informatizzare e snellire le procedure».
A Palamara, in serata, ha replicato a muso duro Alfano: «Evidentemente alla Anm stanno bene le lungaggini della giustizia italiana e vogliono che nulla cambi. Evidentemente alla Anm sta bene l’infinita durata dei processi italiani. Evidentemente la Anm sa dire solo no e non formula proposte in grado di fare uscire la giustizia dallo stato di paralisi». Da parte sua il ministro di Giustizia nell’intervista di ieri aveva annunciato di essere pronto «a incontrare i magistrati dei principali uffici giudiziari per concordare le scelte organizzative più efficaci». Una iniziativa che ha il sapore di uno scavalcamento dell’Anm. Il presidente Palamara: «Se è vero che il ministro vuole parlare direttamente con i capi degli uffici giudiziari, non si faccia sfuggire l’occasione di partecipare all’assemblea convocata a Reggio Calabria per il prossimo 7 settembre, per sapere da loro se effettivamente la priorità è costituita dal processo breve o, invece, dalle drammatiche situazioni in cui quegli stessi uffici si trovano».
Respinge le accuse Angelino Alfano: «La criminalità noi l’abbiamo combattuta e la combattiamo con le nostre leggi ». Naturalmente, il nervo scoperto del «processo breve» è materia di polemica politica. Sarcastici i parlamentari di Italia dei Valori: «Alfano o ci fa o è ignorante. In entrambi i casi - sostiene Antonio Di Pietro - non merita di fare il ministro della Giustizia. Infatti il processo breve che vuole Berlusconi, il suo datore di lavoro, stabilisce una riduzione dei tempi entro cui fare il processo e non prevede alcunché per permettere agli operatori del diritto di lavorare con gli strumenti adeguati e le risorse necessarie. Insomma è una proposta truffaldina in quanto non abbrevia i tempi, ma concede solo un’immunità in breve tempo».
Leoluca Orlando: «Il ministro dell’Ingiustizia trova i fondi soltanto a condizione che si approvino le norme che di fatto condonano i reati commessi dai criminali dal colletto bianco, dalla cricca e dalla casta». Il segretario del Pd, Bersani: «Se Berlusconi pensa di mandare avanti questa legge che si chiama “processo breve” che significa cancellazione dei processi, andare avanti questa che titola processo breve ma che significa cancellazione dei processi, avrà contro un’opposizione molto forte». Replica di Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera del Pdl: «L’attacco seriale al ministro Alfano rappresenta un rigurgito giustizialista di una opposizione e di una sinistra che non hanno ancora fatto i conti con il proprio passato»
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201008articoli/58029girata.asp
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