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Non sempre l’addebito della separazione spetta al coniuge infedele.
Il coniuge che tradisce non è sempre il colpevole della separazione. Lo afferma una sentenza della Corte di Cassazione (n.16873/2010) dove si fa notare che se l’inosservanza dell’obbligo di fedeltà coniugale determina l’impossibilità di proseguire la convivenza, bisogna sempre accertare se esiste effettivamente un nesso tra l’infedeltà e la crisi di coppia.
Solo dopo un esame complessivo del comportamento di entrambi i coniugi, per verificare se esisteva una crisi già in atto, si può escludere l’addebito al coniuge infedele.
Quando invece sono entrambi i coniugi a violare i doveri che discendono dal matrimonio, il fatto che uno dei due abbia tradito non giustifica l’addebito della separazione, se precedentemente esistevano i presupposti di una crisi che rendeva impossibile la convivenza.
A conferma di questo c’è il caso preso in esame dalla Corte che riguarda una ex moglie a cui i giudici di merito avevano attribuito la colpa della separazione per un unico ed isolato episodio di tradimento, senza considerare i comportamenti del marito che aveva nascosto per ben due anni alla moglie la sua incapacità di procreare.
La Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione (Sent. 13431/08) ribaltò la sentenza perchè ” uno dei coniugi aveva tenuto un comportamento contrario ai doveri nascenti dal matrimonio rendendo impossibile la convivenza”.
Per questo forse certe omissioni, falsità o violenze psicologiche che si verificano prima del tradimento, sono le cause scatenanti della crisi coniugale.
http://www.ilnord.com/2010/08/23/non-sempre-l%E2%80%99addebito-della-separazione-spetta-al-coniuge-infedele/
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