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  • Multa al datore di lavoro che insulta il dipendente

    Il datore di lavoro deve trattare con rispetto il dipendente che «non è tenuto a sottostare all’uso di epiteti di disprezzo e di disistima in virtù delle generali scelte di espressione del datore di lavoro». Lo ammonisce la Cassazione, ricordando che «il contesto lavorativo è caratterizzato da una pari dignità dei suoi protagonisti, da una pari effettività di tutta la normativa, senza che possa invocarsi, per nessuna delle parti una desensibilizzazione alle altrui trasgressioni». In questo modo, la Quinta sezione penale ha convalidato una multa di 240 euro a un imprenditore, colpevole di avere detto alla dipendente: "sei una stronza se te la prendi". La donna si era risentita per un rimprovero del capo e aveva espresso il rammarico. Lui, di tutta risposta, aveva replicato dicendole la frase offensiva. Il datore di lavoro era stato querelato e condannato dal Tribunale di Avezzano nel giugno 2009. La tesi difensiva, volta a dimostrare che il vocabolo utilizzato «è entrato nel linguaggio comune romanesco» e che, in ogni caso, il suo modo di fare era sempre «colorito in ambiente lavorativo», non ha fatto breccia in Cassazione. Gli ermellinì, infatti, hanno respinto il ricorso e hanno evidenziato che quando il datore di lavoro «fa rilievi di qualsiasi tipo a un dipendente non li può fare "a modo suo, anche al di fuori dei normali e comuni canoni di civiltà sociale e giuridica". La Cassazione ha obiettato che "questa depenalizzazione di condotte trasgressive riveste spiccata insostenibilità in materia di rispetto della dignità umana, ancor maggiore quando è in gioco la dignità del datore di lavoro". Oltre alla multa, l'imprenditore. dovrà anche rifondere la dipendente per le spese processuali sostenute in Cassazione.

    http://www3.lastampa.it/i-tuoi-diritti/sezioni/lavoro/news/articolo/lstp/345032/

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