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Gli avvocati applaudono Alfano per la riforma della professione, ma lo fischiano per la mediazione civile
Fra applausi e fischi. Il ministro della giustizia Angelino Alfano, avvocato, è accolto a Genova da un'Avvocatura che, secondo le parole di Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, «si sente tradita e umiliata, e vuole rassicurazioni sull'esito della riforma, affinchè nell'approdo alla Camera il testo non sia mutilato».
È divisa la gremita platea di legali riunita nell'auditorium della Costa Concordia, ormeggiata alla stazione marittima di Genova, dove da ieri, fino a domani, oltre 2mila avvocati sono riuniti per il 30° congresso nazionale forense, in rappresentanza dei circa 236mila avvocati italiani. Il ministro, arrivato intorno alle 17,30, dà rassicurazioni su diversi punti, a sua volta "arringando" con un certo vigore i colleghi.
Due grandi filoni di dibattito infervorano i delegati per ore: la mediazione obbligatoria per alcune materie nel civile, destinata ad entrare in vigore per l'intero impianto dal 20 marzo 2011, e la riforma della professione forense, il cui testo è stato approvato martedì in prima lettura a Palazzo Madama (146 pagine di emendamenti, rispetto alla bozza iniziale). Sono i due temi che più animano il congresso genovese. Che da Alfano pretendeva diverse risposte, mentre la lista delle domande si allunga di ora in ora.
Sulla mediazione, il discusso decreto delegato 28/2010, il pollice verso della classe forense è pressochè integrale. «L'avvocatura non è contraria al sistema della conciliazione pre-contenziosa, prevista dalla direttiva comunitaria – chiarisce Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense - ma è contraria ad un sistema che così come congegnato non è in grado di funzionare e, se messo in atto senza i correttivi suggeriti, rischia di far implodere il sistema». Si chiedono tra l'altro l'abolizione della obbligatorietà della mediazione, atteso che la direttiva non la impone, comunque una revisione dei fronti per cui è dovuto puntare alla conciliazione, il rinvio della attuazione dell'intero sistema, per consentire agli Ordini di predisporre gli organismi di conciliazione e formare i mediatori.
Circa la riforma, destinata a pensionare l'attuale impianto normativo che risale al 1933, i vertici del Cnf ne chiedono il celere prosieguo dell'iter parlamentare. Il testo prevede, nei suoi passaggi principali, abolizione del patto di quota lite, reintroduzione dei minimi tariffari (aboliti con le "lenzuolate" di Bersani, qui contestantissime), divieto di ingresso di soci di capitali nelle associazioni o società professionali, percorso di accesso articolato (ma senza numero chiuso all'Università, che pure gli avvocati vorrebbero), principio di continuità professionale, per eliminare dagli Albi chi non esercita continuativamente. Il testo inoltre potenzia la formazione dei giovani, imponendo l'obbligo di formazione permanente; garantisce i cittadini con l'obbligo dell'assicurazione per responsabilità civile.
Diversi i parlamentari e politici intervenuti oggi, dal deputato genovese Roberto Cassinelli, allo spezzino Andrea Orlando, responsabile giustizia del PD, dagli onorevoli Mario Cavallaro e Cinzia Capano, ai senatori Luigi Li Gotti, Franco Mugnai, Domenico Benedetti Valentini, Giuseppe Valentino. In sala anche uno dei predecessori di Alfano alla Giustizia, l'avvocato ligure Alfredo Biondi.
«Troveremo una sintesi», afferma il ministro Angelino Alfano, che si trattiene nel teatro Atene un'ora esatta, affrontando – fra i cartellini rossi sventolati frequentemente, e con toni accesi, dai protestatari - in particolare tre punti: la riforma della giustizia civile; il testo di riforma della professione forense, che nel disegno approvato in prima lettura al Senato «riconferma il pieno ruolo costituzionale dell'avvocatura»; la mediazione, relativamente alla cui obbligatorietà però non arretra di un passo, pur promettendo l'avvio di un tavolo, la prossima settimana, per approfondire ulteriormente il controverso argomento.
Il ministro afferma di conoscere «la crisi del mercato legale, che non si affronta da posizioni difensive» e insiste come «a quasi 70 anni dal precedente testo sulla professione legale, per la prima volta un ramo del parlamento ha approvato un disegno di legge di riforma, improntato al progetto presentato dall'avvocatura nel settembre 2009, il cui impianto è stato in larga parte confermato. Il decreto Bersani è pesantemente ritoccato, al suo interno, le lenzuolate sono di fatto smantellate, è introdotto il divieto di patto di quota lite, tornano i minimi tariffari. Prendo l'impegno solenne a portare avanti la riforma, un fatto epocale».
Nessuna apertura sostanziale, invece, circa la mediazione obbligatoria, «che non cancella affatto il grado giurisdizionale: in caso di fallimento si va comunque dal giudice. In ogni caso nel regolamento di attuazione è ben precisato il perdurare del ruolo fondamentale dell'avvocato». Il ministro parla anche delle misure assunte per lo smaltimento dell'arretrato nella giustizia civile: «Il processo non rapido è intrinsecamente non giusto, è sorpassata l'idea del 'processo che pende, processo che rende'. Oggi ben 22mila avvocati sono abilitati al processo civile telematico, cresciuto del 70% nell'ultimo anno, in cui si sono contate 1,3 milioni di notifiche telematiche. Attualmente in 35 tribunali è possibile il decreto ingiuntivo telematico con valore legale, in 22 lo sarà il processo esecutivo telematico. Si diffonde un largo uso delle vieoconferenze in udienza. Ben due i decreti approvati per accelerare la giustizia con procedure informatiche. Per il resto il ministro non ha la bacchetta magica».
Circa il tema delle risorse dedicate alla giustizia: «Se il problema sono soltanto i soldi, mi sembra che l'avvocatura abbia la stessa posizione dell'Anm, l'associazione magistrati. Invece un concetto è chiaro: rispetto a un sistema inefficiente, ogni investimento è uno spreco di denaro».
Insoddisfatto su tutta la linea Maurizio Di Tilla, presidente dell'Oua, l'Organismo unitario dell'avvocatura italiana, emanazione del Congresso nazionale forense, in sostanza il braccio politico dell'avvocatura: «Il ministro non ha sostanzialmente risposto a nessuna delle nostre sollecitazioni. Giudizio agrodolce: il Guardasigilli accoglie le preoccupazioni sulla riforma della professione, ma non prende impegni: se la legislatura cade, il decreto Bersani rimane integralmente in vigore».
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-11-26/alfano1-183454.shtml?uuid=AYegxtmC
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