Deve risarcire i danni al cliente il commercialista che sbaglia a compilare la dichiarazione dei redditi. Lo precisa la Corte di cassazione con la sentenza n. 8860 della Terza sezione civile, depositata ieri. La pronuncia ha così confermato la sentenza della Corte d'appello di Brescia, con la quale era stato riconosciuto il diritto al risarcimento a favore di tre contribuenti per l'errore commesso nella dichiarazione per una non corretta imputazione del reddito da impresa familiare. Un errore che era costato circa 30mila euro a titolo di maggiori imposte, interessi e penalità.
La sentenza della Cassazione condivide la valutazione dei giudici di secondo grado secondo i quali «il commercialista incaricato della compilazione delle denunce dei redditi doveva redigere le dichiarazioni secondo le regole che presiedono alla corretta denuncia dei redditi del singolo dichiarante». Insomma, nel rispetto del principio di ordinaria diligenza che deve caratterizzare l'esercizio della professione nell'ambito dell'incarico ricevuto.
Come pure in materia di responsabilità professionale merita di essere segnalata la sentenza, sempre della Cassazione, sempre depositata ieri e sempre della Terza sezione civile, n. 8863, con la quale si stabilisce che l'avvocato che ha pattuito con il cliente un onorario, può perderlo in parte (a titolo di risarcimento del danno da corrispondere alla parte) se sbaglia a presentare il ricorso.
La Corte sottolinea come le obbligazioni che riguardano l'esercizio della professione legale sono obbligazioni di mezzi e non di risultato: così, per la determinazione della responsabilità del professionista non ha rilevanza il conseguimento del risultato utile per il cliente, ma le modalità con le quali l'attività è stata svolta con riguardo sia alla necessità della tutela degli interessi del cliente sia al parametro della diligenza del professionista di media attenzione e preparazione.

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