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  • Giudici tributari in rivolta contro la riforma

    Nei giorni 4, 5 e 6 Luglio 2011 i Giudici Tributari aderenti ad alcune associazioni di categoria, tra le quali la più rappresentativa su base nazionale, Associazione Magistrati Tributari, si asterranno dalle udienze per protestare contro una proposta di riforma dell’Ordinamento Tributario e della Giustizia Tributaria, contenuta nella ‘manovra Tremonti’, “senza alcuna preventiva consultazione con gli operatori del settore e soprattutto con gli organismi associativi e istituzionali che li rappresentano”. Sono gli stessi giudici tributari a spiegare le ragioni della protesta verso una “proposta che reputano lesiva e pregiudizievole, oltre che per molti versi incostituzionale, dell’indipendenza e imparzialità del Giudice Tributario, vera garanzia per il cittadino-contribuente”.

    Secondo quanto previsto in materia di riordino della Giustizia Tributaria, in base al decreto legge inserito nella manovra varata dal Consiglio dei Ministri il 29 giugno scorso, diversi giudici tributari potrebbero trovarsi nelle condizioni di incompatibilità nell’esercizio della funzione semplicemente per il fatto di essere iscritti ad un Albo professionale. “La cessazione immediata dalla carica dei Giudici Tributari che si troveranno nelle condizioni di incompatibilità previste dalle suddette norme – spiega l’Associazione Magistrati Tributari – comporterà l’immediata paralisi della Giustizia Tributaria, in assoluto contrasto con l’esigenza di potenziamento degli organici resa necessaria dalla prossima entrata in vigore degli accertamenti esecutivi”. “A ciò si aggiunga – si legge in un comunicato dell’associazione – che le nuove norme riammettono quali giudici tributari nelle Commissioni gli Avvocati dello Stato e gli Ispettori dell’Amministrazione violando il principio del contraddittorio e del giusto processo, stravolgendo con effetto immediato l’assetto istituzionale delle Commissioni Tributarie in coincidenza con l’entrata in vigore degli accertamenti esecutivi; esaltano il potere di ingerenza e controllo del M.E.F. nell’organizzazione amministrativa delle Commissioni Tributarie e sull’organo di autogoverno prevedendo l’attribuzione della Presidenza del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria al Primo Presidente della Corte di Cassazione e della vicepresidenza ad un membro indicato dal Parlamento; in tal modo annullano, o quantomeno diminuiscono sensibilmente le garanzie di indipendenza dell’organo di autogoverno e dell’intera magistratura tributaria”.

    I giudici tributari rivendicano quindi la loro dignità e indipendenza e passano alle proposte. Che consistono nell’incentivazione della professionalità del giudice tributario “attraverso un sistema di reclutamento che valorizzi titoli di studio e di specializzazione nelle materie interessate dal diritto tributario, un costante aggiornamento e una formazione permanente”. Chiedono inoltre che venga mantenuta l’attuale composizione mista dei Collegi Giudicanti “per assicurare al giudizio delle Commissioni quelle cognizioni pluridisciplinari, economiche, fiscali e contabili, necessarie ad una piena comprensione dei fenomeni tributari”, nonché l’adozione “di ogni garanzia a tutela della piena trasparenza di tutti i componenti della Magistratura Tributaria, evitando che l’esercizio della professione possa dar luogo a situazioni di interferenza o condizionamento dell’autonomo esercizio della funzione giudiziaria, senza la previsione di meccanismi automatici di esclusione”. Non ultima la questione relativa ai compensi, di cui chiedono una revisione dato che “così come strutturati, non costituiscono un trattamento economico adeguato alla funzione svolta”.
    http://www.estense.com/?p=154431

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