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  • CRONACA: Napoli, convalidato arresto del custode «Con lui il San Paolo è a rischio»

    La sua presenza all’interno dello stadio è un pericolo pubblico. Perché - ragiona il gip - c’è il «pericolo concreto» che l’indagato possa rifare quello che ha fatto, che possa «reiterare il reato», che possa ancora piazzare nella pancia dello stadio quintali di esplosivo, tra bombe carta, lanciarazzi, fumogeni e quant’altro. È questo il punto che spinge il gip del Tribunale di Napoli Mancini a non cedere al pianto dell’indagato, a non concedere sconti a Salvatore Volpe, il 59enne custode dello stadio San Paolo, arrestato venerdì pomeriggio perché nascondeva nell’impianto sportivo circa duecento chili di materiale esplodente.
    Chiaro il ragionamento fatto dal gip: l’eclatanza del fatto, il rischio di reiterare la condotta, la pericolosità per l’ordine pubblico. In attesa di verifiche, in vista di ulteriori accertamenti, lo stadio è a rischio se si concede a Salvatore Volpe di fare ritorno nella sua abitazione, lì all’interno dello stadio tra la curva A e la Tribuna laterale, tra i cancelli esterni e le gradinate del campo di Fuorigrotta. Quella del gip è una sorta di equazione: i fuochi sono stati trovati nei pressi di contenitori di vernice ed erano un fattore di pericolo. Scenario reale con Volpe a piede libero.
    Dotato di una piantina del San Paolo, il giudice ha più volte rimarcato i rischi corsi dagli ospiti delle gradinate di Fuorigrotta in presenza di una potenziale «santabarbara» nascosta a pochi passi dalla Curva A.
    Venti minuti, interrogatorio serrato, dunque, con Volpe che prova di tutto a dimostrare che quei fuochi non servivano a dare forza a un progetto di rivolta degli ultras. Difeso dal penalista Giovanni Belleré, il custode mostra un’autorizzazione prefettizia (oggi revocata, finita comunque agli atti dell’inchiesta) con cui ha potuto sostenere per anni l’attività della moglie e del figlio, che gestiscono un negozio di botti nei pressi della cumana di Fuorigrotta: «L’ho fatto per arrotondare, per rafforzare l’economia domestica. Ho fatture e bolle di accompagnamento, quei botti erano stati conservati lì in attesa della stagione natalizia».
    Ma il gip incalza l’indagato. E lo fa a partire da una serie di domande: che rapporti ci sono tra Volpe e l’ala «militare» del tifo organizzato? C’erano progetti di rivolta in corso? Il custode del San Paolo si è prestato a nascondere (o a vendere) esplosivo per conto di qualcuno? E ancora: mancano tre mesi a Natale, che senso ha accatastare ordigni in una zona facilmente raggiungibile da quelli della «A», gente che incarna lo zoccolo duro degli hooligans partenopei?
    Domande serrate, risposte sempre negative da parte dell’indagato. Che, dal canto suo, ha sempre rivendicato la propria estraneità alla ideologia ultrà, tanto da aver spesso collaborato con le forze dell’ordine nei momenti di maggiore tensione interna allo stadio San Paolo. Inchiesta aperta, galassia ultras nel mirino, dunque. Negli ultimi mesi, l’attenzione investigativa - indaga la Digos del vicequestore Antonio Sbordone - è tornata ad interessare Teste Matte, Mastiffs e quelli dei Niss. Pianura, Rione Traiano, ma anche piazza Bellini, le zone maggiormente «attenzionate» negli ultimi mesi dagli investigatori.
    FONTE ILMATTINO

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