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  • Sentenza del Consiglio di Stato «Più medici nell'area del Matese»

    I giudici accolgono il ricorso dei precari dell’ASL Ce 1 . D’Agostino: «Ora servono più camici bianchi in servizio»
    CASERTA - Servizi sanitari negati. Le proteste dei cittadini dell’Alto Casertano, trovano conferma nella sentenza del Tar, ribadita dalla recentissima decisione assunta dal Consiglio di Stato. Entrambi definiscono l’area del Matese come zona disagiata e impongono quindi una presenza maggiore di medici sul territorio. I disagi causati dalla negazione di servizi sanitari essenziali negati, nell’Alto Casertano, pesano non solo sull’utenza ma anche sui medici e operatori sanitari. In favore dei camici bianchi arriva l’importante sentenza del Consiglio Di Stato. La Regione Campania ha completato l’assegnazione dei posti di zone carenti di Guardia Medica e di Medicina di Base il 15 ottobre nonostante il provvedimento avverso del Tar Campania e in pendenza di un giudizio presso il Consiglio di Stato previsto proprio per il giorno stesso. Il ricorso è stato proposto da un gruppo di medici precari dell’ASL CE1 tra cui Rosa D’Agostino, responsabile sindacale nazionale del Settore Medici Precari difesi dallo Studio napoletano dell’avvocato Macri e del professore Alfredo Contieri Ordinario di Diritto amministrativo presso la Facoltà di Giurisprudenza di Cassino.

    La sentenza del Tar, favorevole ai Medici Precari, riconosce alle zone disagiate dell’Alto Casertano ben 42 posti di guardia medica in più rispetto a quelli attribuiti dalla Regione Campania, garantendo in tal modo ai cittadini livelli essenziali di assistenza sanitaria, attraverso il mantenimento dei presidi di Continuità Assistenziale già destinati alla chiusura, e salvaguardando i livelli occupazionali. E’ proprio di queste ore la notizia che la sezione V del Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso proposto avverso la sentenza del Tar Campania dalla Regione confermando quanto sostenuto dai medici ricorrenti circa la necessità di un più ampio numero di personale medico in zone cosiddette «disagiate» dell’alto casertano al fine di garantire alla popolazione quei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). La sentenza è in netto contrasto con il nuovo piano sanitario regionale, proposto dal commissario Zuccatelli che, invece, prevede pesanti tagli al sistema sanitario nell’Alto Casertano. I giudici amministrativi si sono espressi su ricorso del sindacato Snami. «Ora - precisa Rosa D’Agostino la sindacalista che è stata promotrice del ricorso - servono più medici in servizio in quelle zone». Si aprono quindi concreti spiragli per i presidi di continuità a rischio chiusura per gli effetti del piano di rientro regionale.

    Con sentenza depositata il 26 maggio, il Tribunale amministrativo regionale della Campania ha stabilito che vanno considerate zone disagiate tutti i Comuni relativi ai Distretti Sanitari dell’alto Casertano, e non solo quelli della Comunità montana del Matese. La conseguenza è che vi dovranno essere un maggior numero di medici in servizio, con quindi una più capillare assistenza sul territorio, proprio in quelle zone meno dotate di ospedali, e già sotto la scure del piano regionale di rientro: così è scritto in una nota dello Snami, sindacato nazionale autonomo medici italiani. Artefice del ricorso vincente è stata Rosa D’Agostino, Responsabile provinciale per Caserta dei medici in formazione e precari dello Snami. Il segretario nazionale Pasquale Orlando ha commentato positivamente la sentenza, definendola «la naturale conferma a ciò che da sempre abbiamo affermato sull’interpretazione della normativa relativa ai Presidi di Continuità Assistenziale».
    http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/salute/2010/20-ottobre-2010/sentenza-consiglio-statopiu-medici-area-matese-1703990840285.shtml

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