-
ilSole24ore Intervista a Guido Alpa: mai più riforme senza gli avvocati
Non sembrerebbe un prezzo troppo alto...
Ripeto, purché la riforma passi velocemente accettiamo questo tipo di modifiche, l'importante è che non sia alterato l'impianto originario.
Giovedì c'è il congresso, lo slogan parla chiaro: «L'avvocatura italiana al servizio dei cittadini».
Vogliamo richiamare l'attenzione sul fatto che oltre a essere un pilastro dello stato di diritto, l'avvocatura ha anche una responsabilità sociale, che si esprime attraverso la tutela dei diritti dei cittadini.
A proposito di tutela, la mediazione sembra uno strumento meno costoso e più rapido. Ieri l'Organismo unitario dell'avvocatura ha presentato un ricorso al Tar.
Con l'Oua abbiamo segnalato gli aspetti di quell'impianto che devono essere corretti. Ad esempio deve essere resa necessaria la presenza del legale, perché anche quando si concilia bisogna conoscere bene i propri diritti. La mediazione potrebbe allora essere un rimedio straordinario per evitare la moltiplicazione dei processi e per dare un servizio al cittadino.
Non siete stati ascoltati...
È una questione di metodo, che non riguarda solo la conciliazione. Quello che si è sempre seguito, quando si è trattato di apportare rilevanti innovazioni in materia di amministrazione della giustizia, prevede la costituzione di una commissione di esperti con il compito di redigere un testo provvisorio con il contributo di tutte le categorie interessate. Si è sempre fatto così, anche nei precedenti interventi sul processo civile. Il Cnf, le associazioni forensi, gli ordini, i rappresentanti dei consumatori e le imprese hanno dato il loro apporto. Da un lato si fa conoscere lo scopo, il contenuto del provvedimento, e dall'altro si ascoltano la società civile e le istituzioni.
Esprime una moderata soddisfazione per la riforma dell'ordinamento che oggi supera il primo scoglio dell'aula del Senato. Rinnova la posizione critica sulla media-conciliazione, grazie anche alle sollecitazioni dell'Organismo unitario che ieri ha presentato un ricorso al Tar Lazio contro le norme che la regolano. Ma, soprattutto, chiede di tornare a un maggior coinvolgimento dell'avvocatura nei progetti di riforma della giustizia. Guido Alpa, 63 anni, presidente del Consiglio nazionale forense, individua le sue parole d'ordine del trentesimo congresso dell'avvocatura che si terrà da giovedì a sabato a Genova.
Presidente Alpa, oggi il primo ok alla riforma. Un appuntamento molto atteso, per di più alla vigilia del congresso. Siete soddisfatti?
Il testo che sarà approvato oggi in Senato ci soddisfa mediamente. Siamo disposti a rinunciare a molte delle proposte che avevamo fatto, purché si arrivi in tempi rapidi all'approvazione definitiva della riforma.
Immagina un cammino in salita?
Seguiremo il dibattito con attenzione. La sensazione, tuttavia, è che alcuni degli emendamenti non passati in Senato possano essere ripresentati alla Camera. Comunque sia, i valori fondanti, per il momento, sono stati salvati. Tranne qualche eccezione – ad esempio non è stata accolta la richiesta di rendere più professionalizzante il tirocinio e più selettivo l'esame di stato – molte proposte del Cnf sono state accolte.
Come il ritorno delle tariffe?
Sicuramente la reintroduzione delle tariffe minime è un risultato positivo. Stiamo peraltro lavorando alla loro semplificazione. C'è poi l'assicurazione obbligatoria, un sacrificio che, però, gli avvocati possono sopportare anche per tutelare meglio il cliente. Inoltre, c'è la consulenza esclusiva, seppure un po' ridotta nei suoi confini. Ci tenevamo molto, poi, al controllo della continuità e dell'effettività dell'esercizio della professione.
Tema caldo, troppi legali...
Già. Il numero degli avvocati, oltre 230mila, è inflazionato. Molti di questi sono in regola con l'iscrizione, ma non svolgono la professione. È quindi necessario legare la permanenza sull'albo con l'effettivo esercizio dell'attività legale.
E sull'organizzazione del Cnf?
Beh, è stato introdotto un emendamento contro il quale ci siamo battuti molto, e cioè la modifica della composizione del consiglio che obbedisce a una logica diversa rispetto a quella con cui il Cnf concepisce la sua rappresentatività: tutti gli ordini sono uguali e non c'è ragione di modificare la composizione. Sono previsti due rappresentanti ciascuno per gli ordini di Roma, Milano, Napoli. Ed è probabile che vengano introdotti ulteriori componenti da altri grandi ordini, come Bari, Firenze e Palermo. Tutto questo rischia di alterare gli equilibri interni.
E con la conciliazione cosa è accaduto?
Ci è come piovuta dall'alto. E non sappiamo se il meccanismo così disegnato sia costituzionalmente compatibile, mentre di sicuro l'avvocatura è emarginata. Ma, soprattutto, si prelude all'organizzazione di un sistema in tempi talmente rapidi che è destinato a una difficile attuazione.
Spera in un cambio di rotta?
Me lo auguro. Delle riforme della giustizia si può dire quello che si dice della guerra. Così come la guerra è faccenda troppo seria per farla gestire dai generali, le riforme della giustizia non possono essere lasciate solo nelle mani degli uffici ministeriali.
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-11-23/riforme-senza-avvocati-085425.shtml?uuid=AYUSlzlC
0 comments: