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  • L'affidamento dei figli non fissa la residenza

    La residenza a Montecarlo di Ornella Muti non è fittizia. O, almeno, le prove portate dal fisco per incastrarla non reggono all'esame dei giudici. Quindi per l'attrice niente tasse in Italia. A salvare Ornella Muti è la Cassazione con due ordinanze, una che annulla un accertamento sull'Iva 1997 (la 23249/2010) e un'altra sull'Irpef 2005 (la 23250/2010).

    Croce e delizia dei vip italici, e non solo, Montecarlo da paradiso fiscale diventa un inferno quando i funzionari dell'agenzia delle Entrate o i militari della Guardia di Finanza si accorgono che il personaggio famoso di turno in Italia tiene ben salde le radici e il portafoglio, ma solo non intende aprirlo per versare il dovuto obolo alle casse statali. E così Ornella Muti, conosciuta dal fisco con il nome registrato all'anagrafe di Francesca Romana Rivelli, era diventata destinataria di un accertamento milionario (un recupero complessivo di circa 2,3 milioni di euro, ma le sentenze non precisano quanta parte di questi rientrava in queste due cause).
    Già davanti alle commissioni tributarie l'accertamento delle Entrate aveva vacillato, tanto che nel 2008 la Ctr del Lazio lo aveva bocciato. Ora la cosiddetta "struttura" (l'articolazione della Corte che dovrebbe "scremare" il contenzioso, risolvendo con una procedura accelerata le questioni più "semplici"), ha confermato la bocciatura del fisco. In genere su quest'argomento i giudici sono piuttosto severi con i contribuenti e, appena sentono puzza di evasione, tagliano corto e un modo per dare ragione al fisco lo trovano. Non è successo così per l'attrice, che ha visto confermata l'assoluzione di merito. E non si può dire che i giudici (maschi) si siano commossi per la protagonista di tanti film, visto che il relatore era una donna (il giudice Camilla Di Iasi).

    L'agenzia delle Entrate pensava di averla incastrata segnalando ai giudici che l'attrice aveva avuto l'affidamento dei figli e che non poteva portarli per più di tre settimane fuori dall'Italia. E anche l'assunzione di una baby sitter era stata vista come un segno della reale residenza nel nostro Paese. La Cassazione, invece, ha spiegato che i giudici della Ctr di Roma avevano fatto bene a ritenere che l'affidamento dei figli non comportasse la presenza della Muti in Italia, visto che la prole poteva essere stata affidata a una persona di fiducia. Per i giudici l'affidamento dei figli non comporta necessariamente la presenza in Italia ed è proprio questo il punto che va dimostrato dal fisco. L'oggetto della precedente sentenza, confermata dalla Cassazione, non era quindi "dove" Ornella Muti fosse residente, ma se si fosse dimostrato che era residente nella penisola. E così, almeno per i rilievi oggetto delle due sentenze, la vicenda è chiusa.

    http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-11-18/laffidamento-figli-fissa-residenza-085501.shtml?uuid=AYIPsZkC

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