Nella sentenza 36362 la quarta sezione penale della Corte di Cassazione stabilisce un importante principio in materia di presupposti del gratuito patrocino.
L’istanza era stata formulata da un soggetto che, quanto ai redditi a disposizione, dichiarava, di essere in possesso di proventi a titolo di contributi statali, che quantificava, e di contribuzioni volontarie di parenti ed amici, che invece non quantificava.
Si pone il problema se l’omessa quantificazione di questi ultimi determini l’inammissibilità della domanda di ammissione al patrocinio.
La soluzione dipende dalla risposta che si dà al quesito circa la natura delle contribuzioni volontarie. Ove esse rientrino nel concetto di reddito, atteso che esso va attestato nella domanda di ammissione, essa sarebbe inammissibile. Soluzione opposta nel caso contrario.
In effetti, in senso tecnico tributario, le donazioni di parenti ed amici non costituiscono certamente reddito, ma liberalità.
La Corte di Cassazione la pensa invece diversamente e ritiene che nel concetto di reddito da valutare per l’ammissione al gratuito patrocinio, rientri una nozione più ampia di reddito, sostanzialmente riconducibile alla disponibilità, a qualsiasi titolo, di mezzi con i quali far fronte all’onere di pagare un difensore.
Soluzione che può anche convincere, sul piano del buon senso, ma appare stridente con il tenore delle norme. Reddito infatti è concetto tecnico, da un lato. Dall’altro, se questa è la ratio, il gratuito patrocinio dovrebbe essere negato a chiunque, pur non ricevendo alcun emolumento, possieda dei beni (cioè patrimonio): essi potrebbero pur sempre essere venduti per soddisfare l’onere della difesa.
Soluzione rigoristica che presta il fianco quindi a qualche critica.

http://www.ipsoa.it/PrimoPiano/Diritto/linea_dura_della_cassazione_sul_gratuito_patrocinio_id1010019_art.aspx