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  • Conciliazione più costosa per l'esclusiva agli avvocati sull'attività di consulenza

    Il fronte è compatto: dall'antitrust all'autorità per le comunicazioni, passando per il garante per l'energia, tutti non trovano giustificazioni al fatto che nella riforma dell'ordinamento forense, in discussione alla Camera, debba essere riservata agli avvocati l'esclusività della consulenza legale nelle cause stragiudiziali. Non si tratta di un obbligo: in buona sostanza, la norma lascia al cittadino la strada di difendersi da solo. Se, però, decidesse di farsi assistere, a quel punto non potrebbe che bussare alla porta di uno studio legale.

    Alle autorità – che in tempi diversi hanno espresso le loro profonde perplessità a governo e parlamento; da ultimo, a inizio dicembre, si è pronunciata l'authority per l'energia e il gas – si aggiungono le riserve delle associazioni di consumatori. È soprattutto a loro, infatti, che ora i cittadini si rivolgono per chiedere assistenza nelle conciliazioni. Un servizio spesso a costo zero o che, tutt'al più, può comportare i 20-30 euro del prezzo della tessera di iscrizione all'associazione. E che invece – se la riforma forense dovesse essere approvata così come è uscita dal Senato – conoscerebbe un sensibile aumento delle spese. «Perché – spiega Liliana Ciccarelli, responsabile del settore conciliazione di Cittadinanzattiva e coordinatrice del l'ultimo rapporto sulle cause stragiudiziali – l'avvocato applicherà l'onorario professionale, che varia in base al valore della controversia. Da considerare, inoltre, che con la riforma forense il tariffario viene riformulato e si propone una voce ad hoc per l'assistenza nelle mediazioni e conciliazioni».
    Ma c'è di più. Si tratta di un elemento rilevato dall'autorità per le comunicazioni: nella segnalazione inviata dal presidente Corrado Calabrò al governo si punta il dito anche sulle maggiori spese che il consumatore dovrebbe sopportare quando il tentativo di conciliazione dovesse svolgersi, per esempio, presso la stessa Agcom. E dunque, a Napoli, dove l'autorità ha sede. Infatti, non tutti i comitati regionali per le comunicazioni (Corecom) – a cui gli utenti devono obbligatoriamente rivolgersi prima di andare dal giudice nel caso, per esempio, di problemi con le bollette, di poca trasparenza delle tariffe, di servizi attivati in ritardo – sono abilitati per svolgere l'appello.
    «Dunque – spiega Enrico Maria Cotugno, responsabile della direzione tutela dei consumatori dell'Agcom – il secondo grado della conciliazione deve avvenire presso di noi. Ma oggi l'utente può farsi rappresentare dall'associazione di consumatori. Se, invece, passasse la riforma, dovrebbe, nel caso decidesse di fare da solo, sobbarcarsi i costi del viaggio oppure, se optasse per l'assistenza dell'avvocato, pagare anche le spese della domiciliazione presso un legale partenopeo. In questo modo, c'è il forte rischio di disincentivare la conciliazione, che invece ora funziona, con in media il 70% delle cause che trovano la strada dell'accordo. Ma ci sono comitati dove si arriva al 90 per cento».
    C'è, poi, un problema di compatibilità con la normativa dell'Unione europea. «Non può essere condivisa la scelta di obbligare gli utenti – ha sottolineato Calabrò in un recente intervento – ad avvalersi della difesa tecnica di un avvocato nelle procedure di conciliazione e nei procedimenti davanti all'autorità: il quadro comunitario stabilisce, infatti, che "gli stati membri devono assicurare procedure extragiudiziali trasparenti, semplici e poco costose per l'esame delle controversi irrisolte"».

    Problemi su cui si è appuntata anche la segnalazione di Antonio Catricalà, presidente dell'antitrust, che ha, dal canto suo, insistito soprattutto sui vincoli alla concorrenza che la norma imporrebbe. Costi più alti per i cittadini, incompatibilità con le regole Ue, imposizioni di limiti alle libertà economiche: un insieme di criticità che fa dire a Catricalà che «manca del tutto» una giustificazione perché gli avvocati diventino monopolisti dell'assistenza nelle conciliazioni. «La necessaria presenza di un avvocato nella veste di difensore e anche nelle procedure extragiudiziali e conciliative – conclude il presidente dell'antitrust – rischia di pregiudicare del tutto il concreto funzionamento delle stesse e perciò di vanificare gli effetti deflattivi sul contenzioso ordinario dei recenti interventi legislativi di riforma del processo civile».
    Stesso tenore nelle parole dell'autorità per l'energia e il gas, che ha rilevato come la novità in arrivo sia «irragionevole» anche «in relazione alle controversie tra imprese, ovvero quelle tra gestori e utenti della rete». Infatti, «considerata la complessità delle questioni trattate e soprattutto la circostanza che esse attengono non a profili giuridici bensì ad aspetti squisitamente tecnico-economici legati ai presupposti, alle modalità e agli effetti della connessione di impianti alle reti, più che l'assistenza e consulenza di un avvocato è essenziale – scrive l'authority – quella di ingegneri o economisti esperti di infrastrutture elettriche».

    La via dell'accordo
    01 | LA NORMA
    «Fuori dai casi in cui ricorrono competenze espressamente individuate relative a specifici settori del diritto e che sono previste dalla legge per gli esercenti altre professioni regolamentate, l'attività di consulenza legale e di assistenza legale stragiudiziale è riservata agli avvocati». Così recita l'inizio dell'articolo 2, comma 6, della riforma dell'ordinamento forense, il disegno di legge ora in discussione alla Camera, dopo aver ricevuto a fine novembre il via libera del Senato. Se la disposizione dovesse incassare il sì anche di Montecitorio, in futuro nelle conciliazioni si potrà fare da soli o, se ci si rivolgerà a un professionista, non potrà che essere un avvocato. La norma prevede alcune deroghe, ma, in buona sostanza, gli avvocati diventerebbero monopolisti

    02 | IL SISTEMA ATTUALE
    Oggi nelle cause stragiudiziali non esiste alcun vincolo di rappresentanza. Quando le controversie sono di modesta entità e, soprattutto, non comportano particolari tecnicismi, il cittadino può decidere di difendersi da solo. Eventualità assai più remota, invece, quando la causa è di valore significativo o quando la materia richiede competenze specialistiche. In questo caso, l'utente decide di farsi assistere e spesso la scelta cade sulle associazioni di consumatori. In alcuni casi – è, per esempio, la situazione dell'autorità dell'energia – esistono protocolli d'intesa tra l'organo di garanzia e le associazioni dei consumatori che prevedono, tra l'altro, la diffusione delle procedure stragiudiziali grazie a progetti finanziati attraverso le sanzioni amministrative comminate dall'authority

    45MILA NEI CORECOM
    Numero di istanze di conciliazione presentate ai Corecom nel 2010 (+16% sul 2009). Si tratta, anche per via dell'obbligatorietà, del numero di cause più alto. Ci sono poi quelle presso le altre authority (energia, arbitro bancario e, presto, la Consob), le camere di commercio, nonché altri conciliatori, tra cui alcuni comuni.

    http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2010-12-27/conciliazione-allarme-authority-084000.shtml?uuid=AYPO00uC

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