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  • Giustizia, stop alle banche dati la rivolta delle procure: sarà paralisi

    L'allarme del ministero: mancano i fondi per i servizi informatici, rischiano il blocco milioni di atti giudiziari. L'Associazione nazionale magistrati parla di "sconfitta per i cittadini"
    Con l'anno nuovo i tribunali e le procure di tutta Italia dovranno tirare fuori dalla soffitta i vecchi archivi cartacei e rimettere in sesto le fotocopiatrici: i servizi di manutenzione e assistenza ai sistemi informatici sono sospesi. Questo il contenuto di una circolare che il ministero della Giustizia ha inviato a presidenti di Corti di Appello e procuratori generali. E che rischia di bloccare milioni di atti giudiziari. Il motivo? Semplicissimo: i soldi non ci sono. La comunicazione, che porta la firma di Stefano Aprile, direttore generale per i sistemi informativi automatizzati di via Arenula, parla di "mancata assegnazione delle risorse finanziarie" che rende "necessario procedere alla revoca".

    Un'altra tegola per la giustizia italiana, spesso accusata di essere lenta. Che ora si ritrova a dover abbandonare le tastiere e riprende in mano la penna. Nel segno della modernità. La lista di "aiuti" via computer di cui si servono i magistrati è lunga. E ormai imprescindibile. Si va dal Re. Ge, il registro penale in cui approdano tutte le notizie di reato, ai vari software per coordinare i lavori tra organi inquirenti, giudicanti e avvocati. Tutto sospeso: via Arenula non può più pagare le aziende che forniscono il servizio. L'unico modo per risolvere eventuali guasti sarà quello di chiamare un numero verde e, si legge nella circolare, "compatibilmente alle risorse umane disponibili e al livello know how posseduto sulla singola applicazione" si "provvederà
    a pianificare gli interventi". Niente più servizi in tempo reale, niente più tecnici in sede. Il che, secondo le toghe, vuole dire blocco.

    Preoccupato il procuratore capo di Roma, Giovanni Ferrara: "Questa decisione - dice - rischia di provocare gravissimi problemi di funzionalità e di collegamento tra la polizia giudiziaria, i pm, i giudici e gli avvocati. A questo punto non siamo più certi di poter continuare a garantire lo stesso servizio ai cittadini". Così anche il procuratore di Napoli, Giandomenico Lepore: "Ci domandiamo come si potrà fare, perché in queste condizioni è inutile andare a lavorare. Se si vuole far camminare la giustizia, bisogna spendere soldi. Si possono fare tutti i proclami che si vogliono sul tema, ma bisogna anche rendersi conto di quando il Governo si mette di traverso all'amministrazione giudiziaria". Molte le Procure che hanno già scritto al ministero per protestare, molte quelle che lo faranno oggi.

    Sul piede di guerra anche l'Anm. Il presidente Luca Palamara esprime "preoccupazione, stupore, allarme. C'è il concreto rischio che la giustizia possa subire un altro colpo ferale a causa degli ulteriori disservizi che potranno crearsi. Da tempo sosteniamo la necessità di considerare il settore giudiziario un settore strategico per il Paese, invece dobbiamo amaramente constatare come avvenga sistematicamente il contrario. Se l'informatizzazione dovesse venire meno, il principale sconfitto sarebbe il cittadino".

    http://www.repubblica.it/cronaca/2010/12/30/news/crisi_banche_dati-10701041/

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