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  • Giudici incompatibili se i parenti operano nello stesso territorio

    La «nuova» incompatibilità per i giudici tributari perde uno degli aspetti più paradossali che si era venuto profilando sul tema: scompare infatti la norma che metteva fuori gioco anche i giudici che avessero dei parenti professionisti in ambiti territoriali contigui a quelli della commissione tributaria di appartenenza. È la novità in materia di incompatibilità dei giudici contenuta nell'emendamento del relatore al provvedimento: una misura destinata ad attenuare un rigore forse eccessivo per decidere se un magistrato tributario potesse continuare nel suo incarico.
    L'emendamento, poi, precisa che all'accertamento delle cause di incompatibilità provvede il Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria. Il testo in questo modo supera le polemiche dei giorni scorsi, visto che il dettato del decreto legge della manovra sembrava lasciare spazio per interpretazioni che sottraevano all'organo di autogoverno della giustizia tributaria il compito di accertare le incompatibilità in merito soprattutto ai magistrati togati.
    Il nuovo testo dell'articolo 39 del Dl blocca poi le procedure previste dall'articolo 11 comma 4 del Dlgs 545/1992 avviate prima del Dl 98/2011. In pratica si tratta delle procedure per l'assegnazione di diverso incarico o del medesimo incarico per trasferimento dei componenti delle commissioni tributarie in servizio.
    Per quanto riguarda le incompatibilità di coniugi, conviventi, parenti e affini, dunque, come precisa la relazione all'emendamento, si applicheranno solo nel caso questi esercitino la loro attività professionale nello stesso ambito territoriale della commissione tributaria alla quale appartiene il giudice. Mentre nel caso delle incompatibilità degli iscritti all'albo il giudice può scegliere se continuare a restare nella commissione tributaria oppure lasciare, nel caso dei parenti è difficile che questi si cancellino dagli albi per rimuovere la causa di incompatibilità del giudice. In realtà la previsione del ministero dell'Economia è che molti giudici sceglieranno alla fine di restare nelle commissioni tributarie, dove – riducendosi comunque il numero dei giudici – l'attività potrebbe diventare più remunerativa rispetto alla conservazione di un'attività professionale di tipo marginale.
    Pochi aggiustamenti, dunque, nella manovra. Per i giudici tributari, però, la partita non è chiusa. Un comunicato del comitato direttivo centrale dell'associazione nazionale magistrati tributari, diramato dal presidente Ennio Sepe, ha segnalato che «essendo stata concordata tra maggioranza ed opposizione la necessità di un successivo "decreto di correzione"», l'Amt conta che in questa sede possano trovare ingresso gli interventi auspicati.
    Un'importante precisazione del comunicato dell'Amt riguarda l'eventuale astensione delle udienze. Si spiega infatti: «si fa presente che le eventuali situazioni di decadenza, da ultimo previste, non operano automaticamente con l'entrata in vigore del decreto legge, potendo essere denunciate entro il 31 dicembre 2011. Pertanto fino a tale data e, in ogni caso, fino all'eventuale provvedimento di decadenza, i giudici che versano in situazione di potenziale incompatibilità possono continuate ad esercitare legittimamente la funzione giudiziaria».

    http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-07-14/giudici-incompatibili-parenti-operano-063855.shtml?uuid=AaSB2wnD

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