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  • Da giovedì in vigore il nuovo Codice antimafia

    Riordinare un corpo normativo cresciuto a dismisura in oltre cinque decadi, e a volte in modo disarmonico, non è impresa da poco tantopiù se la materia è quella altamente sensibile dell'antimafia. Ne ha dovuto prendere atto lo stesso Governo che, pressato dalla scadenza della legge delega 136/2010 – spirata a inizio settembre – si è visto costretto a spezzare in due tronconi il lavoro di risistemazione normativa in un unico Codice Antimafia.

    Con il Decreto legislativo n.159 del 6 settembre 2011 – pubblicato sul Supplemento ordinario 214 della Gazzetta Ufficiale 226 del 28 settembre – il legislatore ha riordinato la sola materia delle misure di prevenzione (personali e patrimoniali) e quella della documentazione antimafia (per le aziende che contrattano con la Pa), rimettendo a un futuro intervento la riduzione a "testo unico" del diritto penale sostanziale contro le associazioni di stampo mafioso, intervento che andrà ultimato nei prossimi due anni.

    Il Codice delle leggi antimafia che entrerà in vigore il prossimo 13 ottobre, in sostanza, è una ricognizione delle norme pubblicate a partire dal 1956 – abrogate nell'occasione – ma con alcune significative novità, frutto dell'esperienza applicativa degli ultimi anni. Soprattutto in materia di confische di beni sottratti alle organizzazioni criminali e riassegnati per finalità sociali, che grazie a una lacuna normativa restavano soggette all'ampia discrezionalità dei tribunali in materia di revoca. È accaduto per esempio a Napoli, dove il tribunale due anni fa aveva sospeso gli effetti di una confisca (come tale, in teoria, definitiva) quando l'immobile era già stato da tempo assegnato al Comune. Il correttivo a queste criticità, come si legge nei contributi pubblicati nella Guida, è stato trovato nella nuova legge, che limita le possibilità di ricorso, ancorandole ai paletti stretti del processo penale. Una soluzione che, oltre a blindare la riconversione del bene a finalità pubbliche, stabilizza anche la credibilità dell'azione di contrasto dello Stato.

    Un'altra novità del Codice è l'istituzione della Banca dati centrale, che raccoglie a livello nazionale le comunicazioni e le informazioni antimafia: una modalità che, se da un lato velocizza la procedura di radiografia delle aziende aspiranti partner della Pa, dall'altra diventa un data-base importante per studiare le possibili ramificazioni ed evoluzioni delle infiltrazioni criminali nell'economia. Se a questo si aggiunge il ruolo – incentivato – dei prefetti come sentinelle del rispetto delle regole e della concorrenza, i nuovi strumenti amministrativi di controllo potrebbero contribuire ad arginare, se non proprio ad eliminare, l'inquinamento del tessuto economico ancora sano.

    E sempre in quest'ottica il legislatore ha allargato la platea dei destinatari dei controlli antimafia dentro le aziende. La criminalità organizzata, secondo la relazione accompagnatoria del decreto legislativo, non si limita più a controllare direttamente il consiglio di amministrazione o le quote sociali ma, sempre più spesso, introduce referenti all'interno degli organi di controllo dell'attività d'impresa. Per questo le cautele antimafia vengono ora estese anche al direttore tecnico e ai componenti del collegio di revisione contabile, oltre ai già previsti organi di governance della società.
    http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2011-10-07/giovedi-vigore-nuovo-codice-191408.shtml?uuid=AapnBqAE

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